30 March 2009

La tigre nel mio giardino



Solamente America



Non vidi mai nulla di più solitario del Nord America.

Come un marito ubriaco
ha voracemente picchiato la moglie
per occuparne i territori più segreti.

Ed alla sua morte si è ritrovato solo,
in spazi geograficamente immensi
quanto mentalmente angusti.

In cui lo guardo è assente,
ma, ad ogni modo,
non c’è più niente da guardare.

26 March 2009

Press Start


Una tavola di 1 anno e mezzo fa, nata da una fotografia scattata al Denkmal für die ermodeten Juden Europas, monumento di Berlino in memoria delle vittime dell'Olocausto.

La tavola è stata selezionata per il catalogo dell'OFFF, l'International Festival for the Post-Digital Creation Culture, durante l'edizione autunnale del 2007 svoltasi a NY.

Il tema era :"Press Start".

Fertile



Montréal
(o Montreal, come preferite alla vista)

si è sciolta in una liquida mistura
accompagnata da cicche, plastiche varie e sporco accumulato.

Ha pianto una settimana intera

da ogni balcone e da ogni tetto.

Goccia dopo goccia,
ha consumato il suo ciclo mestruale incolore ed inodore.

Che rispecchia il sentimento d'assenza dell'inverno.


Ogni mio passo è ora libero di sentire il terreno

senza affondare nell'inquietudine dell'ignoto.


Ora ogni via conduce
ed ogni incrocio separa.

è finito il tempo di fluttuare a trenta centimetri dalla vita.


Sento nuovamente il peso di parole e passi.

Di gente e occasioni create.

Finalmente fertile,

anche se orfana di piazze,
ho la scelta fra le mani.

L'accarezzo,
fingendo di sedermi sul bordo di Ponte Sisto.

16 March 2009

Albany senza bellezza


Seduta nell'autogrill dell'anima, guardo Albany senza bellezza.

Le pause necessarie per prendere una giusta direzione diventano luoghi sicuri ed insonorizzati, in cui fermarsi è comodo e senza impegno.

Come le rate s'insinuano presto nella vita di chi si finge benestante,
così le lunghe pause del pensiero s'infiltrano nei luoghi più bui della tua volontà.

E ti ritrovi ancora fermo,
ancora lì, ancora ad Albany,
che senza gioia, né dolore,
ti appaga,
annullando l'inquietudine della scelta.


Non devi far altro che attendere,
immobilizzare battito e respiro
e allinearti nelle code dei senzanome che compongono questa stazione.

E la sua non bellezza ti si spargerà addosso
come polvere di soffitta, come gocce di doccia,
come sabbia mossa dal vento.

Non bella e non viva, ho aspettato due mesi.
Tutto il tempo di distruggere volontà ed autostima.

Ma Albany mi ha sputato ora su un pullman carico di sonno e d'odori
e la scelta del posto a sedere mi ha logorato il pensiero.

Peccato, mi mancherà il sentimento di resa
di chi ha stabilito che non ce la farà.





.

02 March 2009

Prima!




Giovedi sera durante il Festival d'Images, ospitato dall'Usine C, ho visto SOS, l'ultima creazione del gruppo newyorkese Big Art Group.

Questo post non vuole essere una recensione dello spettacolo, ma piuttosto una descrizione delle riflessioni che i temi trattati dalla compagnia teatrale hanno suscitato in me.


Il biglietto intero era caro rispetto alla media dei biglietti teatrali di Montreal, ma l'invadente presenza di 7 schermi dul palco mi ha rassicurato.
Del resto quale visione mi è più familiare di uno schermo?

Silenzio.


Il messaggio trasmesso in un'ora di spettacolo mette completamente in discussione il nostro malsano rapporto con l'immagine, con le immagini, con l'altro, "within a supersaturated, hyper-acquisitive society".°

L'aggressività della parola vuota di un qualsiasi senso è tale che gli slogan ripetuti ad intervalli costanti mi hanno catturato come i primi rozzi complimenti ricevuti in luoghi scuri e anonimi.

I've broken a glass!
I've broken a rule!
I've broken a bone!
I've burned a hole in the floor!

[Rullo di tamburi]

A cosa pensi?

Penso che mi hanno rubato il tavolo, il pane, la tovaglia e gli amici.
E che hanno intinto ogni mia parola in barili di letame,
restituendomi poi la gioia della condivisione,
mentre sono sola in una stanza ermetica.

Condivido i miei link, i miei post, i miei status,
senza voci intorno a me,
senza cuori da sentire.

Per essere all'ultimo grido, devi condividere.

Penso che il fine ultimo della condivisione
sia stato modificato geneticamente
come i pomodori rossi e perfetti
che mi spaventano tanto dal reparto verdura di questo immenso Nord America.

Non condivido più per noi.
Condivido per me.

Tornati alle esclamazioni infantili: "Io te lo dico, ma tu che mi dai?"
e immersi nella ricerca di notizie sempre più fresche, che sanno di gloria,
ci eleviamo nell'Olimpo virtuale di chi esiste perché sa.

Abbiamo visto scivolare via respiri briciole vino risa.
L'informazione è ora dotata di precisione chirurgica.
Incide chi ci segue come discepoli fedeli
per i quali moltiplichiamo pensieri e novità.

In cambio solo un pò di gratitudine
ed un assaggio di popolarità.

Credi che gli altri ti vedano esattamente come vorresti che ti vedessero?

Si. Lucida e pacata.

E l'interno? E le viscere?

Erano tutti vuoti a rendere.



° fonte: http://www.bigartgroup.com/sos.htm