21 July 2010
17 June 2010
Corrispondenze 2
e immagino il male.
Ciò che mi dà sollievo.
Ti vedo, goffa e sporca, galleggiare nel tuo putridume,
abbaiare con rabbia
Vi vedo villani e debordanti,
a caccia di definizioni facili
Ho imparato a dipingere, sai?
Ed ogni sera delineo i paesaggi che posso solo fantasticare.
Miscelo sputo e colore
perché per rimanere così lontano,
qualcosa la devi pur odiare.
Corrispondenze 1
le cose che s'impongono per rarità
in ciò che chiamiamo vita
[considerando vita il lavoro che ci tiene sazi e spenti
la fretta nei saluti
le convenzioni
e la rassegnazione dei sogni]
vanno strette forte
lasciando il segno delle unghie
ci potremmo interrogare senza riposo
sulla nostra inadeguatezza nei confronti del raro
o potremmo idolatrare il caso che in quel punto ci ha condotti
nel luogo in cui meno coraggio si sarebbe trasformato
nell'appagante sensazione di avere maggiori libertà
ma il raro ci ha attraversato
e non esiste libertà maggiore del concedersi generosamente
25 April 2010
Odio gli Indifferenti.
Testo: libero riadattamento del capitolo sugli indifferenti de "La città futura" di Antonio Gramsci (1917-1918)
Qui trovate il testo completo.
Musica: Leonard Cohen e Noir Desir ne "Le chant des partisans"
P.S.: il lettore che ho usato non è dei migliori per cui se mentre ascoltate la traccia audio, ve ne andate a spasso su altri siti, non tornate indietro alla pagina del blog perché la riproduzione s'interromperà e dovrete riascoltare tutto da capo. Sorry for that :(
22 March 2010
The fall of 1960
17 March 2010
Sono le piccole sorgenti scure.
L'alito dell'uomo nero.
Ho impiccato il coniglietto
Grazie alle sue fredde mani
Tra le cosce
Ho impiccato il coniglietto
Mentre cercavo
Di schivare le sue premure
L’ho bloccato e legato stretto
Fissavo la parete blu
E il quadro con le caricature
Per non capire
Ho catturato la bambola di pezza
Le ha preso le trecce
E le ha strette intorno alla sua bocca
Per non farle chiamare aiuto
Ho catturato la bambola di pezza
Neanche io potevo chiamare aiuto
La voce bloccata dalla sua perversione
Ho impiccato la bambola di pezza
Il sudiciume dei suoi pensieri
Spalmato addosso a me
Ho ingannato l’orsacchiotto
Aria nelle orecchie
Alito caldo sul volto
Troppo vicino
Troppo
Ho ingannato l’orsacchiotto
Pratiche adulte
Nell’attesa di Babbo Natale
Ho impiccato l’orsacchiotto
Aveva visto tutto
E sapeva troppo
Via da me.
Mi vedrò fare l’amore
seduta sulla mia passione
e circondata da un’impalpabile placenta,
che filtra la luce per non disturbarmi.
Mi vedrò rotolare
mentre il vento deforma i paesaggi
e i percorsi amici s’intrecciano
senza toccarsi mai.
Mi vedrò esplorare lo spazio
che chi non mi conosce
mi da in cambio di anice e cannella.
Mi vedrò parlare
che non sono stata vigliacca.
E mi colpisce con parole roventi
che fanno sanguinare gli occhi.
Mi vedrò spogliarmi
ora che mi ha preso
mi deve tenere,
anche se il gioco non lo diverte più.
Mi vedrò accarezzare nella luna
ed intorno un brusio multiforme
isola ed amplifica.
15 February 2010
Maschere di lava.
Mi afferro per le spalle e stringo la chiarezza che tenta di sfuggirmi.
Tutte le storie di questi ultimi dieci anni si depositano
sul fondo di una bottiglia che vedo mezza piena.
Svuotarla sarebbe dissacrare il mio ventre.
Ci sono cose che debbono essere conservate
per tutto il tempo necessario a capire a cosa siano servite.
Così sono queste storie.
Offuscate, ingrandite, addobbate a festa, ridicolizzate, truccate.
Lapilli improvvisi schizzano dal collo della bottiglia per venirmi in aiuto.
Per offrirmi una maschera nelle debolezze quotidiane.
Nella miseria di evitare quelle domande che insinuano.
Le domande che offendono più degli insulti.
Che s’infilano come schegge nel mio vuoto d’identità.
Ecco le mie storie,
la mia storia, non mi può mentire.
La devo poter stringere ogni volta che ne sentirò l’assenza.
[Foto di Eugenia Vagnetti http://www.flickr.com/photos/tiger_lily/ ]